giovedì 8 novembre 2012

UNISABAZIA 2011/12 - Tara, madre di saggezza

Tara, madre di Saggezza

Chi è Tara? Tara è un essere illuminato una manifestazione femminile di Buddha. Tara è una manifestazione della saggezza di Buddha e possiede l’energia e l’intuizione femminile, la spontaneità del donare, infatti rappresenta questo tipo di energia.
Tara può essere interpretata a vari livelli:
1. come figura storica come persona che ha generato e realizzato l’intenzione altruistica di conseguire l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri e ha messo in pratica tale intenzione diventando un Buddha
2. come manifestazione di queste energie e qualità
3. come “nostro” potenziale di Buddha nella sua forma futura pienamente purificata ed evoluta.

Il punto di vista storico

Tara fu una principessa di nome Yeshe Dawa, figlia di un re; ella voleva liberarsi dalla sofferenza dell’esistenza ciclica e per questo sviluppò equanimità ed imparzialità verso tutti gli esseri. Indifferente al lusso della vita di palazzo fece voto di mostrare la via della liberazione a milioni di esseri, per questo fu conosciuta come Arya Tara (in tibetano Pagma Drolma) che significa “nobile liberatrice”. Si dice che quando le autorità religiose la esortarono a rinascere come uomo, Tara rifiutò, facendo presente che già molti Buddha si erano manifestati sotto forma maschile, non solo, ma fece voto di conseguire la piena illuminazione con un corpo di donna e tornare sempre in forma femminile a beneficio degli altri.
Avalokiteshvara
Secondo un’altra leggenda Tara sarebbe nata da una lacrima di Avalokiteshvara (in tibetano Chenresig, in cinese Kuan Yin). Avalokiteshvara si adoperava per liberare gli esseri dai regni infernali, ma dopo un attimo di riposo, al risveglio constatava che gli inferni si erano di nuovo riempiti di esseri senzienti. Preso dallo scoraggiamento si era messo a piangere, addolorato per la condizione di quegli esseri. Da una di quelle lacrime emerse Tara che lo incoraggiò a perseverare nel cammino di bodhisattva dicendo “Non disperare, io ti aiuterò a liberare tutti gli esseri”.

Tara come manifestazione di qualità illuminate


Comprendendo il significato simbolico delle caratteristiche di Tara acquistiamo fiducia nel sentiero, ci sentiamo spinti a seguirlo, generando in noi le sue qualità.
Tara è chiamata anche madre perché è madre di saggezza. Tara è la madre di tutti gli esseri santi e divini, i Buddha del passato del presente e del futuro. Tara è la saggezza che percepisce la realtà e si manifesta in molti aspetti, a volte pacifici a volte irati. La saggezza di tara integra tutte le energie per armonizzarci verso gli altri.

Tara come nostro potenziale di Buddha

La pratica di Tara con cui trasformiamo la nostra mente nella divinità è il sistema più potente per sradicare l’illusione dell’ego.

Tara
Quando non lo si osserva, l’ego è molto grande, corposo, e danza di continuo, ma sparisce nel momento in cui lo si osserva; ogni volta che si manifesta una eccitazione emotiva, arriva una forte proiezione dell’io, quello è il momento più adatto per riconoscerlo. Mantenere costantemente la consapevolezza sull’osservazione dell’ego che interpreta continuamente l’io e come sembri scomparire nei momenti di calma mentale; è bene mantenere questa memoria senza nessun pensiero concettuale, se si presenta un pensiero discorsivo è bene fermarsi. In questo stato di chiarezza e trasparenza non concettuale, non dualistica, la mente deve fluire, e noi semplicemente la osserviamo, in questo modo si diventa Tara.
Tutti possono diventare Tara, perché tutti si possono liberare dall’ego. Da quando siamo nati fino ad ora, in quante manifestazioni ed immagini di noi stessi ci siamo identificati? Tutti noi possiamo diventare Buddha, è parte di noi , basta eliminare quella pesante “coperta” dell’egoismo, quello che resta è Tara. Per cui abbiamo bisogno di sviluppare la concentrazione, per penetrare nella divinità, in Tara.
Quando si dice che diventiamo Tara non vuol dire che il nostro naso diventa fisicamente il naso di Tara, ma è la nostra coscienza che può emanarsi, può trasformarsi visualizzandosi come un corpo di luce radiante.
Il corpo di Tara è fatto di luce, come un arcobaleno, in tal modo il suo corpo rappresenta la compatibilità delle due verità, quella convenzionale e quella assoluta, ultima. La postura del suo corpo esprime le sue realizzazioni interiori e le sue attività. Il piede destro, steso davanti a sé indica la sua prontezza ad aiutare, la gamba sinistra è raccolta a dimostrazione del suo pieno controllo sulle energie sottili interne. La mano destra di Tara, atteggiata nel gesto di impartire sublimi realizzazioni, ci mostra il sentiero per conseguire tali realizzazioni; questo gesto prende il nome di gesto della “generosità” e simboleggia il desiderio di donare beni materiali, amore, protezione e il Dharma a tutti gli esseri. La mano sinistra esegue il gesto dei tre gioielli, con il pollice e l’anulare che si toccano e le altre dita stese. Le tre dita rappresentano i tre gioielli, indicano che affidandoci a questi tre oggetti di rifugio e praticando gli insegnamenti corrispondenti possiamo realizzare l’unione di beatitudine compassionevole e saggezza, simboleggiata dal contatto tra anulare e pollice. La mano e il piede destro di Tara sono entrambi rivolti all’esterno, significando l’attività compassionevole e l’aspetto del pensiero relativo al metodo. La mano e il piede sinistro, tenuti più accostati, indicano la sua imperturbabile pace interiore, praticando l’aspetto del sentiero relativo alla saggezza.
 
In ciascuna mano Tara regge lo stelo di un Uptala, un fiore di loto azzurro. Alla sua sinistra un fiore è in boccio, uno fiorisce e uno è completamente dischiuso, a significare il Buddha del futuro del presente e del passato.
Sulla corona di Tara la figura del Buddha Amitabha, pacifico e sorridente. In qualità di maestro spirituale di Tara rappresenta l’importanza di avere una guida pienamente qualificata, saggia e compassionevole. La sua presenza sulla corona indica il costante ricordo degli insegnamenti ricevuti. I monili, le collane, i bracciali, i cerchietti alle caviglie, gli orecchini e il diadema indicano le sei paramita (virtù) che sono generosità, moralità, pazienza, sforzo gioioso, concentrazione e saggezza, e sono perfettamente integrate nel suo modo di essere e adornano ogni sua attività.
Inoltre Tara è impreziosita da tre sillabe: OM al chakra della corona, AH al chakra della gola, HUM al chakra del cuore. Queste tre sillabe incarnano rispettivamente le facoltà fisiche, verbali e mentali di Buddha, Dharma e Sangha, i tre gioielli del rifugio.
Molte sono le meditazioni che si possono fare su Tara, per esempio:
si comincia visualizzando Tara e vedendola come personificazione dei tre gioielli Buddha, Dharma e Sangha, successivamente si prende rifugio nei tre gioielli e si genera l’intenzione altruistica di operare per il bene degli altri, generando una buona motivazione. Visualizzare Tara e riflettere sul simbolismo del suo corpo ci aiuta a familiarizzare e coltivare le qualità virtuose ispirandoci a sviluppare qualità simili in noi stessi.
“Come posso coltivare le sue stesse qualità? Come trasformare la mia mente, per diventare più simile a Tara?” Quali atteggiamenti ed emozioni dobbiamo coltivare per essere in grado di porci con maggior apertura nei confronti degli altri e avvicinarli con più accettazione, rispetto, e affetto?
Progredendo, come dice la tradizione tibetana del Lamrim, con gradualità e costanza, cominciamo a dare a quelli che amiamo, il che non è difficile, poi pratichiamo la generosità nei confronti degli estranei, che è più difficile e via via che la nostra fiducia e la gioia nel donare crescono, possiamo esercitarci a dare alle persone che non ci piacciono.
Diventare “illuminati” non dipende dal definirsi “buddhisti”, dipende da ciò a cui si crede nel profondo e da come si pratica per trasformare la propria mente. Bisogna nutrire amore e compassione imparziali per tutti gli esseri.
L’amore e la compassione di Tara non dipendono dal piacere o non piacere agli altri, dall’essere lodati oppure no, dal consenso che riscuotono le sue idee.
Esercitandoci a coltivare lo stesso amore che ha Tara, cerchiamo di liberare il nostro affetto da obblighi e condizioni, cerchiamo di aprire il nostro cuore a tutti imparzialmente. La nozione di sé e l’egoismo ostacolano l’apertura del cuore, valutiamo e giudichiamo gli altri sul metro di “io”, “me”, “mio”. Dobbiamo coltivare verso gli altri un amore che vuole la felicità e le cause della felicità; chi si comporta in modo sgarbato con noi non deve ricevere parole “aspre” perché anch’egli è un essere senziente che vuole la felicità e si comporta così perché è infelice: “Come mi trattano non è importante”, “Quello che fanno non riguarda me”, “Riguarda il loro dolore”. (Altri esempi di meditazioni sull’equanimità o sul prendere e dare).

OM TARE TUTTARE TURE SOHA
La visualizzazione delle attività illuminate di Tara viene spesso accompagnata dalla recitazione del suo mantra: OM TARE TUTTARE TURE SOHA. Il suono del mantra è una vibrazione sonora che ci ricollega con la natura primordiale della nostra mente, queste sillabe liberano dagli ostacoli che si frappongono alla generazione dei livelli della pratica, agli aspetti del sentiero.
Tara è la liberatrice dagli otto pericoli esterni e interni, mentre quelli esterni sono una minaccia alla nostra vita o ai nostri averi, quelli interni ci insidiano a livello spirituale, distogliendoci dal sentiero dell’illuminazione. Ciascun pericolo esterno è abbinato sul piano interiore ad un’emozione squilibrante (le otto paure): avremo così il leone dell’orgoglio, l’elefante dell’ignoranza, il fuoco della rabbia, la serpe dell’invidia, i ladri delle concezioni distorte, i ceppi dell’avarizia, la piena dell’attaccamento e il demone carnivoro del dubbio. Si distinguono due tipi di paure, una inquinante e l’altra espressione di saggezza; è inquinante l’espressione di paura e di panico che è un ostacolo sulla via spirituale perché ci toglie la lucidità del pensiero, mentre la paura saggia è la consapevolezza del pericolo, che è utile in quanto ci sprona a pensare come gestire la situazione potenzialmente negativa. Meditando su Tara ci rivolgiamo alla nostra stessa saggezza invocando la nostra comprensione del sentiero affinché ci protegga dai pericoli delle emozioni squilibranti. Le emozioni incontrollate che nascono dall’ignoranza ci portano a compiere nella vita quotidiana molte azioni non etiche. La mente ignorante non è stata domata dalla presenza mentale e dalla vigilanza. Nel contesto dell’etica, la presenza mentale è consapevole dei principi che vogliamo adottare nella nostra vita, mentre la vigilanza verifica se li stiamo applicando. Nel contesto della meditazione la presenza mentale ricorda l’oggetto della meditazione perché la concentrazione resti stabile e non venga distratta da altri oggetti. La vigilanza investiga per appurare se la presenza mentale è operante o se per caso l’irrequietezza o il torpore interferiscono con la pratica.
Il mandala di Tara
Vedendo che gli oggetti a cui solitamente ci aggrappiamo cambiano di momento in momento, capiamo che non dureranno a lungo e che non sono fonti di felicità affidabili; il Dharma è la nostra zattera di salvataggio, il nostro rifugio, per cui chiediamo a Tara di proteggerci dal pericolo guidandoci dall’altra parte (Tara in sanscrito significa “stella”), insegnandoci il sentiero dell’illuminazione.
Si dice che Tara è “rapida” perché è una manifestazione femminile della mente onnisciente dei Buddha, l’energia femminile è considerata un’energia veloce. Tara è rapida a rispondere ai bisogni degli esseri senzienti, coraggiosa ed eroica perché capace di vincere tutti i demoni interni ed esterni.
Tara “dagli occhi simili al lampo” significa che Tara può vedere l’intera esistenza, la sua mente onnisciente conosce simultaneamente tutti i fenomeni.
Spesso si parla di quattro azioni di Tara:
1) pacifica
2) di accrescimento
3) di influenza o controllo
4) feroce o irata.

Tara in forma irata
Il colore bianco dice che Tara esibisce il suo aspetto pacifico, che placa le afflizioni con mezzi pacifici. Quando si coltiva la gentilezza d’animo, il volto diventa luminoso e l’ambiente circostante ne risente positivamente.
La Tara color oro con sfumature azzurre è dispensatrice suprema di virtù.
Il colore rosso si associa di solito all’attività di accrescimento di tutto ciò che è utile e positivo nella vita e nella pratica del Dharma. Alla crescita della virtù si accompagna sempre l’umiltà. Questa Tara chiamata anche “la vittoriosa” simboleggia le forze capaci di trionfare sugli eventi negativi della vita, contribuendo alla nostra felicità, mentre siamo ancora nell’esistenza ciclica.
La Tara vittoriosa sui tre mondi è rosso rubino in altri casi nero rossastra. La sua specialità è purificare le negatività e gli oscuramenti. Tara ammansisce certi demoni, calpestandoli con i piedi ne debella le cause, ma con quelli che non si lasciano domare ricorre a misure più energiche e li introduce al sentiero con metodi feroci. In questo caso distruggere significa trasferire la mente di un essere ad una terra pura o distruggere le opinioni errate che simboleggiano. Questa attività è prerogativa delle divinità con aspetto feroce. La Tara che annienta le avversità o che vince le controversie è raffigurata in piedi tra le fiamme di un rogo è nera e feroce. Annienta le minacce esterne e distrugge le forze negative interne. Questa Tara raffigurata in piedi ha la gamba destra piegata che simboleggia la compassione e la sinistra distesa simboleggia la saggezza che calpesta i tre regni e annienta i malfattori, il rogo che la circonda è il fuoco della saggezza che brucia l’ignoranza, l’attaccamento, la rabbia, l’orgoglio e l’invidia. Il nero è il colore associato all’attività del soggiogare o attività feroce. Da Amithaba sulla sua corona esce un raggio di luce che raggiunge tutti gli esseri senzienti purificandoli dal karma negativo.
Vi è poi la Tara bianca la cui specialità è di guarire le malattie provocate dai naga come la lebbra, i tumori e gli ascessi nonché placare i mali provocati dai veleni e dalle intossicazioni; essa tiene nella mano destra la luna e allontana tutto ciò che nuoce. Simbolicamente la parte destra del corpo di Tara è in rapporto con il metodo, ossia l’aspetto del sentiero che ha a che vedere con la compassione, la parte sinistra invece è in rapporto con l’aspetto del sentiero relativo alla saggezza.
Le manifestazioni pacifiche hanno una certa energia che calma e rallegra la mente. Ma a volte la nostra mente è così ostinata che abbiamo bisogno di un’energia dirompente per svegliarci e smettere alcuni comportamenti improduttivi. Per questo motivo usiamo le manifestazioni di Tara irata, simbolo di discernimento e compassione, che vanno a colpo sicuro e agiscono senza mezzi termini. Tara nella sua manifestazione irata non è feroce con noi, ma lo è verso la stupidità della mente. Ruggisce davanti all’ignoranza, alla rabbia , all’attaccamento, all’orgoglio e all’egoismo, ma ha compassione per noi ,esseri senzienti in balia delle nostre emozioni squilibranti. Tara è la personificazione dei tre aspetti principali del sentiero: 1) la risoluzione ad essere liberi, 2) l’intenzione altruistica, 3) la visione corretta della realtà.
Le 21 forme di Tara
Quando si visualizza Tara si comincia dal loto su cui è seduta. Il loto rappresenta la risoluzione ad affrancarsi dall’esistenza ciclica (il loto cresce dal fango dello stagno e diventa un bel fiore, che non è macchiato dal fango). Anche noi, dal fango dell’esistenza ciclica grazie alla pratica del Dharma diventiamo liberi, non macchiati dalle afflizioni del karma impuro. Sul loto è appoggiato un cuscino piatto a forma di luna che rappresenta l’intenzione altruistica, l’aspirazione a diventare un Buddha per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. La luce lunare rasserena e calma, analogamente la compassione che placa la rabbia. Quando diciamo a Tara: “Stammi vicina divina madre la cui natura è amore” abbiamo Tara accanto a noi con la mano aperta e protesa che ci ispira a cambiare atteggiamento. Il vero rifugio è praticare. Non perdiamo tempo a sognare l’ambiente perfetto in cui potremmo praticare. La situazione in cui ci troviamo e la situazione in cui ci troviamo in questo preciso momento sono il campo della nostra pratica del Dharma. Il presente è il solo momento per praticare.
Così facendo, potremo purificare il nostro continuum mentale da tutti gli inquinanti, e sviluppare al massimo le nostre buone qualità. Allora, seguendo l’esempio della principessa Yeshe Dawa, anche noi diventeremo Tara.

Bibliografia


Thubten Chodron, Come liberare la mente - Tara la liberatrice, Ed. Ubaldini
Guido Sgaravatti, Il mito di Tara Verde, Ed. Libreria Padovana
Lama Yesce, Tara l’energia illuminata, Ed. Chiara Luce
Carla Tzultrim Freccero, Tara l’arte del potere femminile, Ed. Chiara Luce

Dedicato alla gentilezza dei miei maestri

Flavia Zamana

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