lunedì 11 marzo 2013

Dare il cuore a ciò che conta




"Il cercare avidamente la pacificazione è una seria minaccia per chi medita, dato che porta a prendere lucciole per lanterne, ossia induce a credere che lo scopo della meditazione sia quello di sedare la mente e non già quello di coltivare la presenza all’esperienza.
Non di rado, le persone si avvicinano alla meditazione desiderando ottenere, come per magia, pace e serenità, ma presto la abbandonano, non appena scoprono quanto la mente sia preda in modo incessante di irrequietezza e distrazione.
Cadono così nella trappola di dare alle sensazioni piacevoli il potere di controllare le loro scelte di vita, anziché porre la fiducia nel cammino interiore, cammino che, sebbene per vie non sempre facili e agevoli, conduce a una pace incondizionata.
La trappola appena descritta è una tipica manifestazione degli inquinanti: l’attaccamento come desiderio compulsivo di agio, l’avversione come reazione al continuo vagabondaggio mentale, e l’ignoranza come conclusione errata che, poiché non stiamo sperimentando la tanto desiderata pace, allora non vale la pena meditare".

"Chi smette
di contrapporre il mi piace al non mi piace 
chi si è acquietato
chi non è influenzato 
dalle condizioni del mondo
io chiamo un grande essere".

dal Dhammapada (418)

Corrado Pensa, per anni docente di filosofia orientale alla Sapienza di Roma, si dedica esclusivamente all’insegnamento delle pratiche meditative.

Neva Papachristou, co-fondatrice e insegnante guida  dell’A.ME.CO (Associazione per la Meditazione di Consapevolezza), pratica il Dharma dal 1984.


C. Pensa - N. Papachristou, Dare il cuore a ciò che conta, Ed. Mondadori 2012

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