lunedì 22 aprile 2013

Buddhismo e filosofia presocratica

Si vuole qui condividere una pagina che Richard Gombrich, uno dei maggiori indologi viventi, ha dedicato al tema del confronto tra il buddhismo e la filosofia dell'antica Grecia prima di Socrate, facendo rilevare delle ineressanti analogie, sulle quali può essere utile interrogarsi, in quanto occidentali e, nel caso, in quanto praticanti della via del Dharma.
Il testo è pubblicato alle pagine 174-175 del volume "Il pensiero del Buddha", pubblicato da Adelphi nel 2012, in cui Gombrich evidenzia in quale misura e con quali modalità il Buddha abbia attinto al vocabolario e al patrimonio del Brahmanesimo (e del Jainismo), in particolare per quanto concerne nozioni fondamentali quali il karma, l'impermanenza, il non-sè.



 Scrive Gombrich:

"Vorrei concludere questo capitolo con un'ipotesi di portata ancora maggiore. Sebbene il Buddha non si considerasse un filosofo, di certo propugnò alcune ragguardevoli idee filosofiche; la più notevole è probabilmente quella che lo indusse a sostituire dei processi alle cose quali sono comunemente intese. Un esempio saliente è la sua dottrina dei cinque khandha, secondo cui quella che normalmente concepiamo come una persona è costituita da un insieme di cinque processi, i quali per di più non sono casuali, ma condizionati da un insieme di cause. Spero di aver mostrato che egli potrebbe aver tratto quest'idea proprio dalla considerazione della natura del fuoco, che vide non come una cosa - e tanto meno come un dio -, ma come un processo, e per giunta un processo causalmente condizionato.

C'è una sorprendente somiglianza fra il Buddha ed Eraclito, che visse nella Ionia (la moderna Turchia), ed era probabilmente quasi contemporaneo del Buddha – quest’ultimo è posteriore solo di pochi anni. Della sua opera ci sono pervenuti pochi frammenti; il suo detto più famoso è “panta rhei”: “tutto scorre”. Ma Eraclito disse anche: “Non è possibile immergersi due volte nello stesso fiume”. In altre parole, egli condivise l’intuizione del Buddha che vede il nostro mondo come un flusso costante: un mondo di processi. Si suppone che nella successione intellettuale egli sia seguito a Talete, il quale sosteneva che tutto era in ultima analisi fatto di acqua, e ad Anassimene, il quale affermava che invece tutto era fatto di aria. Eraclito proclamò che era il fuoco l’elemento fondamentale, il materiale da cui tutto veniva e in cui tutto ritornava.

Inoltre, come ho scritto nel precedente capitolo, la concezione vedantica secondo cui la vera realtà è eterna e immutabile ricorda la concezione del filosofo presocratico Parmenide. Quella di Eraclito era probabilmente una risposta a Parmenide, proprio come quella del Buddha lo era alle Upanisad. Non credo che Eraclito possa aver influenzato il Buddha, e tanto meno l’opposto, ma vale la pena di notare che anche nell'antica Grecia il fuoco sembra aver suggerito a qualcuno la concezione di un mondo in perpetuo mutamento."

Eraclito di Efeso (535-475 a.C.)




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