martedì 16 aprile 2013

Lo zazen di Odisseo

Non di rado nella pratica del sedere nella quiete, la si chiami zazen, yoga, preghiera o altro, è possibile percepire la sensazione di un desiderio di “ritornare a casa”.

E se si osservano con attenzione le motivazioni per cui si inizia a seguire una via spirituale, che possono essere riassunte con parole quali: sofferenza, disagio, insoddisfazione, si potrà altrettanto vedere che esse assumono talvolta la forma di una sorta di “nostalgia” di un qualcosa di non facilmente definibile.

Nella cultura occidentale – ma da quando la cultura ha assunto una connotazione geografica? – nessuno ha espresso tali sentimenti meglio di quella figura archetipica nota come Odisseo (Nessuno, appunto).

Percorrere il Sentiero, quindi, come desiderio di ritornare a casa... e poi di partire nuovamente.

È il nesso che il maestro zen americano Norman Zoketsu Fischer ha colto nei versi di Omero, e che ci propone nella raccolta di commenti-insegnamenti "Tornare a casa", pubblicata nel 2010 dalle Edizioni La Parola di Roma (si veda: 
http://www.laparola.eu/ )

Riportiamo qui di seguito la Prefazione all'edizione italiana dell'opera di Fischer, scritta da Dario Doshin Girolami, monaco zen ed insegnante presso il Centro Zen L’Arco di Roma. 


PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA 

Forse in molti ricordano quando, negli anni Settanta, la Rai mandò in onda per la prima volta L'Odissea, con Bekim Femhiu.
Con i vecchi monitor a bianco e nero e la ricezione nebulosa, si aveva quasi l’impressione di guardare il vero Ulisse, attraverso un cronovisore che, come una finestra sul tempo, ci faceva vedere in diretta le sirene attirare i marinai, o il ciclope scagliare massi. Finalmente i personaggi che avevamo immaginato sui banchi di scuola avevano un volto. Ma da sempre l’Odissea appartiene profondamente alla nostra cultura, tanto che molti luoghi del nostro paese hanno nomi connessi a tale poema. Per esempio Scilla e Cariddi, le isole Eolie, il monte Circeo. 
Per farci conoscere lo Zen, Norman Zoketsu Fisher, da compassionevole maestro quale è, piuttosto che usare antiche storie cinesi - come fanno normalmente i libri sullo Zen - e per aprirci la mente e il cuore, usa le storie dell'Odissea, storie che ci appartengono e che dunque sono assolutamente comprensibili alla mente occidentale. 
Inoltre, abilmente l’autore affianca all’antica saggezza Zen citazioni dal Cristianesimo, dall'Ebraismo, dalla teologia e dalla filosofia, attingendo alla sua unica e unificante visione della vita. Quindi, come tutti i veri libri Zen, questo è un libro Non Zen. Il Maestro Zoketsu, infatti, riesce ad andare al di là del linguaggio dello Zen, puntando dritto verso quella patria spirituale che appartiene a tutti gli esseri. 
Quando Odisseo - o Ulisse per i latini - torna a Itaca, il primo a riconoscerlo, al di là di ogni mascheramento, è il cane Argo, che "rizzò muso e orecchie". Ma nell’edizione originale greca Omero ci dice che Argo "noèin" con il muso. Il verbo noein vuoi dire annusare, fiutare e indica la capacità di subodorare, di presentire, di accorgersi istintivamente di qualcosa. 

Dopo Omero il verbo è divenuto il termine per indicare il pensare. Ma anche quando questo termine si è sviluppato con un significato tecnico, ha sempre indicato un’apprensione in qualche modo diretta, immediata, un’intuizione, opposta a forme di pensiero discorsivo. E la pratica Zen ha proprio a che vedere con il silenziare la mente logico discorsiva per permettere a un pensiero più profondo di sorgere. Un pensiero diretto, intuitivo perfettamente aderente a quello che è la realtà, un pensiero immediato, cioè senza mediazioni. Attraverso questo libro Norman Fisher sembra proprio volerci insegnare a pensare in questo modo, cioè a "pensare il non-pensiero", come si dice nella tradizione Zen. Non è un caso che un famoso koan zen – cioè uno di quei famosi indovinelli irrisolvibili razionalmente usati dalla tradizione per aprire la mente del praticante - domanda: "Un cane ha la natura di Buddha? " 
Ma c'è di più. Poiché lo Zen è essenzialmente una pratica, ogni capitolo si conclude con un esercizio pratico di meditazione. Passo dopo passo il lettore viene condotto lungo il viaggio interiore attraverso una serie di pratiche profondamente utili a chi intende avvicinarsi alla meditazione Zen ma anche a tutti quelli che intendono seguire un cammino spirituale, o meglio, un viaggio di ritorno a casa.

Ho incontrato Norman Zoketsu Fisher per la prima volta a un reading in memoria del poeta beat e monaco zen Philip Whalen. Sul palco del teatro dell’Università di San Francisco si sono succeduti poeti e scrittori come Michael McClure, Diane di Prima, Leslie Scalapino, Jane Hirschfield e tanti altri. Gli ultimi poeti della beat generation erano venuti a recitare o a improvvisare poesie per il loro amico scomparso Philip Zenshin Whalen. E a guidare la serata c’era Norman, anche egli poeta e scrittore. Mi sembrò di stare davanti a un personaggio uscito da un libro di Jack Kerouak, o meglio, uscito da un antico libro zen: monaco zen, poeta, montanaro, allo stesso tempo saggio e divertente. L’insegnamento di Norman è noto per essere eclettico, aperto, avvolgente. La sua poesia è nota per le innovazioni linguistiche, lo humor e per la profondità spirituale. È quindi con grande gioia che presentiamo al pubblico italiano la presente opera, che ben rappresenta le tante qualità di Fisher, compresa la sua capacità di adattare il linguaggio Zen alla cultura occidentale.
I passi dell’Odissea citati nell’edizione originale di quest’opera, provengono da diverse versioni inglesi del poema Omerico. Per l’edizione italiana, piuttosto che ritradurli, per evitare così il doppio rimbalzo greco-inglese-italiano, abbiamo invece preso i passi corrispondenti dalla moderna e precisa traduzione italiana dell’Odissea di Rosa Calzecchi Onesti, pubblicata da Einaudi. 
Nel testo originale Fisher si riferisce costantemente all’eroe del poema omerico come Odisseo, preferendo il nome greco al nome latino Ulisse. Sebbene in italiano l’eroe sia più conosciuto come Ulisse, abbiamo preferito rimanere fedeli alla non casuale scelta dell’autore e usare per tutto il testo il nome Odisseo. 
L’augurio è che il presente libro, oltre ad avvincere gli adepti del Buddhismo, possa avvicinare allo Zen anche tutti quelli che hanno amato l’Odissea, che hanno pensato, almeno una volta, che l’Odissea, oltre a un poema epico, è un grande manuale spirituale e anche a tutti quelli che, come Odisseo, "molti dolori patirono in cuore sul mare, lottando per la vita e pel ritorno". 

Dario Doshin Girolami

Centro Zen L'Arco - Roma 


Dario Doshin Girolami ha ricevuto la Trasmissione del Dharma da Eijun Linda Cutts, badessa del San Francisco Zen Center - Green Gulch.
Ha cominciato a praticare nel 1986 ed è stato ordinato monaco Zen da Zenkei Blanche Hartmann presso il San Francisco Zen Center - fondato da Shunryu Suzuki Roshi.
Zenshinji-Tassajara, Hosshinji-City Center, Soryu-ji-Green Gulch. Questi i monasteri frequentati da Doshin per completare la formazione di monaco e insegnante. 
Oltre a essersi laureato in Religioni e filosofie dell'India e dell'Estremo Oriente con Corrado Pensa all'Università La Sapienza di Roma, ha studiato al seguito dei maestri Zen Thich Nhat Hanh e Maezumi Roshi, e ha ricevuto l'iniziazione ad Avalokiteshvara da Sua Santità il Dalai Lama. 


http://www.romazen.it/ 

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