sabato 9 agosto 2014

Lo scoop dell'estate: Gandhi era un reazionario!

Sul quotidiano la Repubblica del 4 agosto è stata pubblicata una breve intervista, a cura di Giampiero Martinotti, con il saggista francese Jacques Attali, sulla figura del Mahatma Gandhi.

Jacques Attali, intellettuale francese molto noto anche in Italia, professore, giornalista, consigliere speciale di Mitterrand, è autore di testi sul cannibalismo, su Marx, sulla musica, sull’economia, sul futuro dell’umanità, di libri per l’infanzia e, nel 2007, anche di una nuova biografia su Gandhi, pubblicata in Italia da Fazi Editore nella Collana Campo dei Fiori (2011).



Riportiamo qui il testo dell’intervista:

Il mito Gandhi, in Occidente, ha fatto dimenticare le ambiguità del personaggio. Jacques Attali ha scritto un'ampia biografia del Mahatma e non lesina critiche alla sua personalità.

Era davvero un convinto difensore delle caste?
Gandhi era contro l'economia di mercato. Contro la modernità. Era per il mantenimento delle caste anche se si è battuto per la sorte dei Dalit
[i cosiddetti fuori-casta], facendo molto per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro. Ma era un conservatore, un reazionario nel senso profondo del termine.

Eppure, parlare di un Gandhi difensore delle caste sciocca i più giovani: come lo spiega?
Se mi permette, è uno shock solo per gli ignoranti. Gandhi è favorevole al mantenimento delle caste ed è estremamente reazionario. Il che non impedisce che si sia battuto per l'indipendenza indiana e per la non violenza. Ma ha anche tentato di negoziare con Hitler, gli ha scritto due volte apostrofandolo con un "caro amico"».

E il mito Gandhi, allora, da cosa nasce?

Dalla sua apologia della non violenza, che ci piace molto. In realtà è un personaggio molto ambiguo verso le donne, i figli, nel suo atteggiamento durante la Seconda guerra mondiale, quando ha rifiutato di sostenere gli inglesi contro Germania e Giappone. L'immagine occidentale di Gandhi è completamente falsa: ho cominciato a lavorare sulla sua biografia con una grande ammirazione e ho finito con una grande detestazione».

Com'è riuscito a costruirsi questa immagine?
Ha saputo utilizzare molto bene i media: negli anni Trenta aveva le copertine dei magazine, sapeva mettersi in scena con il suo modo di vestirsi, di camminare. Tutto ciò serviva per condurre la sua battaglia per le sue tesi e la sua causa: l'indipendenza dell'India e il ritorno ai suoi valori fondamentali. Ma questi valori fondamentali sono la negazione della modernità.


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