sabato 21 febbraio 2015

Rudyard Kipling e le storie del British Raj


Nel 1901, l’anno della morte della regina Vittoria, in Inghilterra viene pubblicato Kim[1], il romanzo capolavoro di Rudyard Kipling, premio Nobel per la letteratura nel 1907, autore di opere famose quali Il Libro della giungla, Il secondo Libro della giungla, Capitani coraggiosi, L’uomo che volle essere re[2] ecc., nonché di innumerevoli articoli e raccolte di poesie.
Rudyard Kipling
La coincidenza delle date non è casuale né secondaria, e va tenuta presente per capire il lavoro di Kipling e quella che ancora oggi può essere la sua importanza dal punto di vista letterario e non solo: infatti testi come Kim e L’uomo che volle essere re ci possono aiutare a guardare con occhio critico alle vicende politiche di quella “area di faglia” – come la definirebbe Huntington[3] –, l’area del “Grande Gioco”, che comprende attualmente l’India occidentale, il Pakistan l’Afghanistan e i territori meridionali dell’ex impero zarista-sovietico, e che vede ormai da decenni una costante presenza, anche militare, delle maggiori potenze mondiali.
Kipling – e Kim – nascono infatti nel cuore, storico e geografico, del grande impero anglo-indiano.
Nel 1876 la regina Vittoria (1837-1901) assume il titolo di imperatrice dell’India, che rimarrà appannaggio dei reali inglesi fino all’indipendenza dell’India, nel 1947. Viene così formalizzata una situazione di dominio sull’India che aveva iniziato a delinearsi dai primissimi anni del ‘600, con la sempre più forte presenza della Compagnia delle Indie Orientali, e che si era progressivamente consolidata nei secoli successivi.
Quando il British Raj vede la luce, Kipling ha circa dieci anni: era nato infatti il 30 dicembre 1865 proprio in India, a Bombay, da genitori inglesi (il padre era un ufficiale). A sei anni viene inviato in Inghilterra per completare la sua educazione. I suoi insegnanti dicono che non è abbastanza intelligente per ottenere una borsa di studio per Oxford, così torna in India dove lavora come Direttore della Collezione Nazionale di Arte di Lahore (oggi in Pakistan) e come giornalista. Nel 1882 si trasferisce a Bombay, quindi, nel 1889, viaggia attraverso la Birmania, la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti e giunge a Londra, dove scrive diari di viaggio, molti articoli e i primi romanzi.
Si trasferisce quindi negli Stati Uniti e lì risiede per quattro anni, pubblicando i due volumi del Libro della giungla.
Infine ritorna in Inghilterra, dove, tra l’altro, dà alle stampe Kim, ottenendo un successo sempre maggiore, fino al premio Nobel del 1907. Agli inizi del XX secolo la sua popolarità è al massimo e, salvo brevi periodi, tale rimane fino alla morte (avvenuta nel 1936) ed oltre, anche grazie al cinema, che adatta per lo schermo molti suoi scritti, traendone film molto noti al grande pubblico. Basti citare Capitani coraggiosi, del 1937, con Spencer Tracy; Gunga Din, del 1939, con Cary Grant; Kim, del 1950, con Errol Flynn; Il Libro della giungla, famoso cartoon Disney del 1967; L’uomo che volle farsi re, del 1975, con Sean Connery e Michael Caine; Mowgli, del 1994, con Jason Scott Lee.

Kim

La storia di Kim si svolge all’epoca dell’aspro conflitto politico tra il Raj e l’impero russo conosciuto come “Grande Gioco”, verso la fine del XIX secolo.
La trama del romanzo può essere così riassunta.

Kim (Kimball O'Hara), un ragazzino tredicenne orfano di un sergente irlandese e povero, vive vagabondando nelle strade delle città e nella campagne indiane, mendicando o svolgendo piccole commissioni a Lahore; occasionalmente si trova a lavorare anche per Alì, un commerciante di cavalli pashtun, il quale è in realtà una delle spie indigene al servizio degli Inglesi.
Avendo fatto amicizia con un Lama tibetano, che è alla ricerca della liberazione finale dalla ruota della vita, Kim parte con lui in direzione del leggendario "Fiume della Freccia", le cui acque permettono di giungere al Nirvana. Kim diventa così il suo discepolo personale, accompagnandolo nel pellegrinaggio e dando spesso dimostrazione della propria astuzia ed abilità.
Lungo la strada il ragazzino incomincia incidentalmente ad imparare spezzoni del "Grande Gioco" tra Russi e Inglesi; viene reclutato dall'amico Alì per portare un messaggio al capo dei servizi segreti britannici ad Ambala. Il viaggio di Kim in compagnia dell'anziano monaco buddhista lungo la Grand Trunk Road[4] è la prima grande avventura raccontata nel romanzo.
I due continueranno a vagabondare fino a che Kim non verrà rintracciato per caso dal cappellano militare dell'antico reggimento a cui apparteneva il padre; il ragazzo sarà riconosciuto dal certificato massonico[5] che porta appeso al collo. Tolto dalla strada, forzosamente separato dall'amato Lama, viene adottato e mandato a scuola a Lucknow.
Durante il periodo della scuola Kim rimane in contatto col monaco, che considera ormai un vero santo; ma anche con i conoscenti che lavorano come collegamenti sul territorio per i servizi segreti di Sua Maestà. Viene addestrato ad essere un agente dei servizi: come parte della formazione deve imparare a guardare un vassoio pieno d'oggetti e saperli ricordare perfettamente.
Dopo tre anni al giovane viene affidato il suo primo vero compito all'interno del "Grande Gioco": prima però gli viene concesso un periodo di vacanza. Kim si ricongiunge col vecchio Lama e, per volere del suo superiore, parte col monaco in direzione dell'Himalaya; qui le vicende più prettamente spirituali e quelle spionistiche della narrazione si intersecano sempre più.
Il ragazzo riuscirà ad ottenere mappe, documenti ed altri importanti elementi riguardanti il lavoro sotterraneo svolto dai Russi nel tentativo di minare l'effettivo controllo britannico della regione. La storia sembra concludersi col Lama che si rende conto d'essersi smarrito, la ricerca del "Fiume della Freccia" dovrebbe infatti svolgersi in pianura, non in montagna dove invece si trovano lui e Kim: intanto il ragazzo è riuscito a consegnare i documenti trafugati ai Russi in mani sicure. Il Lama infine trova il suo fiume e raggiunge l'Illuminazione.
Rimane incerta la strada che perseguirà in futuro il giovane Kim, se d'ora in poi entrerà ufficialmente a far parte delle spie al soldo degli Inglesi, oppure se seguirà la via spirituale mostratagli dall'amatissimo maestro, o una combinazione delle due cose insieme[6].

Già dalla lettura del sunto si intuisce che Kim non è affatto un “romanzo per l’infanzia” – ammesso che ne esistano –, bensì un complesso punto d’incontro tra la letteratura, l’ideologia politica del Raj britannico e una certa immagine della religiosità buddhista.
Kipling può essere infatti considerato come “la voce dell’Impero”, e non a caso la sua popolarità entrò in crisi – salvo riprendere quota negli anni ’20 – proprio nel periodo della Grande Guerra, quando l’ideologia colonialista mostrò il suo vero volto portando l’umanità intera verso uno dei conflitti più feroci e sanguinosi della storia.
In tal senso è significativo il rapporto che lega Kim al Lama Teshoo: il giovane diviene il chela, il discepolo del monaco, ma il rapporto guru/chela che ne deriva non è quello che le tradizioni hinduiste e buddhiste hanno tramandato nei secoli. Anzi, si assiste ad un rovesciamento dei ruoli: mano a mano che Kim – il quale, non lo dimentichi, non è un anglo-indiano, bensì un bianco – acquista il senso della sua identità e quindi acquista forza, non solo si prende cura del Lama – da sempre compito di un chela –, ma lo aiuta nella sua Ricerca, diventa la sua guida.
È la missione civilizzatrice del Raj, che Kim incarna nel ruolo che ricopre all’interno dei servizi segreti, nei confronti di un Oriente dedito alla ricerca spirituale, ma debole, vecchio. Una ricerca spirituale che per Kipling, per una parte della cultura anglosassone, è sì assolutamente rispettabile, ma che alla fin fine consiste nella vocazione del Lama ad aiutare Kim.
Le ultime parole del romanzo sono in questo molto chiare. La Ricerca è terminata, Lama Teshoo ha trovato il Fiume, la liberazione, e dice a Kim: “Figlio della mia Anima, ho strappato la mia Anima dalle Soglie della Libertà per liberare te da ogni peccato… come libero e senza peccato sono io. Giusta è la Ruota[7].
La liberazione dell’Oriente, secondo Kipling, consiste in definitiva nell’aiutare l’Occidente a svolgere la sua missione: civilizzare l’Oriente stesso, ovvero occidentalizzarlo, all’interno di un rapporto che non sarà mai tra pari, ma di continua subalternità.

D’altra parte, fu lo stesso Kipling che, all’inizio della sua Ballata dell’Est e dell’Ovest, scrisse: “Oh, l’Est è Est, e l’Ovest è Ovest, e mai i due si incontreranno, finché il Cielo e la Terra si presenteranno infine al Grande Seggio del Giudizio di Dio”.
Anche se a dire il vero proseguiva con un verso che si presta, alla luce della storia, a diverse interpretazioni: “Ma non c’è né Est né Ovest, non Confine, non Razza, non Nascita, quando due uomini forti si affrontano faccia a faccia, arrivando dai lati opposti del mondo”.




[1] La migliore edizione in italiano è: R. Kipling, Kim, a cura di O. Fatica, Ed. Adelphi
[2] R. Kipling, L’uomo che volle essere Re, Ed. Sellerio
[3] Si veda: S.P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Ed. Garzanti
[4] La GTR è l’arteria stradale lunga oltre 2500 km che ancora oggi collega il Bangladesh con Peshawar in Pakistan
[5] Kipling fu iniziato alla Massoneria nel 1886 nella loggia "Hope and Perseverance" di Lahore. Nel 1900 entrò nella Società dei Rosacroce, fondò inoltre la loggia “Authors”. I temi massonici sono costantemente presenti nelle sue opere.
Tra i tanti siti Internet che ne parlano, si vedano:
http://www.heredom1224.it/it/index.php?pg=5&op=4&id=78
e: http://www.montesion.it/_esterni/_Uno/_Kipling/Kipling1.htm
[6] Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Kim_%28romanzo%29
[7] Kipling, Kim, cit., pag. 349


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