martedì 11 agosto 2015

Taiji e meditazione


Un breve brano sulla pratica della meditazione seduta secondo i principi del Taoismo, tratto
dal volume di Da Liu: Tai Chi Chuan e meditazione, pubblicato da Ubaldini Editore nel 1988.



Il metodo tradizionale di meditazione, così come viene menzionato negli antichi classici taoisti, viene praticato in posizione seduta. Non richiede alcun movimento particolare del corpo, come avviene invece nel metodo di meditazione in piedi [..]. La circolazione del ch'i, che il movimento degli arti tende a favorire, viene ottenuta solo attraverso la tecnica di respirazione e di concen­trazione mentale. Sebbene questo metodo sia più difficile per il neofi­ta, risulterà invece più conveniente durante gli stadi avanzati della pratica.


La concentrazione mentale necessaria nella meditazione è assai sotti­le. I classici taoisti sostengono che non la si può raggiungere focaliz­zando l'attenzione su un qualche oggetto ben definito o su un conte­sto specifico: si dovrebbe dimenticare ogni cosa, non pensare a nien­te. Ma, per quanto ciò nasconda una profonda verità, occorre stare attenti a non interpretare erroneamente il concetto. Chiunque abbia provato, saprà quanto sia difficile vuotare la coscienza da tutti i pen­sieri. Anche quando si è ottenuto uno stato mentale molto calmo, ci si accorgerà che molti pensieri vaganti e distrazioni tentano in ogni modo di introdursi, e che è piuttosto difficile liberarsene senza intro­durre altri pensieri, poiché anche l'idea stessa di astenersi dal pensare è di per sé un pensiero.
L'argomento è stato affrontato anche nella letteratura filosofica oc­cidentale, e qualche scrittore ha sostenuto che è impossibile svuotare la mente di tutti i pensieri. A ogni modo, è importante capire che la meditazione taoista non richiede niente di tutto questo. La condi­zione di vuoto e di totale oblio descritta nei classici si riferisce all'ul­timo livello e al fine supremo della pratica meditativa, alla realizzazio­ne di quello stato denominato Grande Quiescenza. Per il principiante è un errore tentare di lottare contro le distrazioni o di cacciare via i pensieri. E piuttosto meglio concentrarsi sui processi che accadono durante la meditazione, vale a dire sul lento e ritmico andirivieni del respiro e sul flusso di energia attraverso i canali psichici. Focalizzare l'attenzione su queste cose produce l'effetto di acquietare la mente e fornisce, al meditante, la possibilità di dimenticare, almeno tempora­neamente, tutti gli affanni, le preoccupazioni e i pensieri della norma­le vita quotidiana. Fin dai primi stadi della pratica meditativa, è quindi possibile percepire un certo grado di tranquillità e di vuoto. I livelli più avanzati richiedono invece una pratica giornaliera per un lungo periodo di tempo, perché non li si può realizzare a volontà forzando­ne il raggiungimento.




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