giovedì 15 settembre 2016

L'I Ching, la fantascienza e il Nazismo

Nel 1962 venne pubblicato negli Stati Uniti il romanzo The Man in the High Castle, di Philip K. Dick, uno dei più grandi scrittori americani di Science Fiction (SF), genere letterario noto in Italia come fantascienza ed erroneamente considerato come letteratura di serie B o per ragazzi.
Philip Dick (1928 – 1982) è molto conosciuto in Italia per i suoi romanzi e racconti tra i cultori della SF, ma è noto anche in un ambito più vasto, in quanto dai suoi scritti sono stati tratti film di un certo successo come Atto di forza e il remake Total Recall, Minority Report, Paycheck, Screamers, ed un vero capolavoro del cinema quale Blade Runner di Ridley Scott.

Philip K. Dick

The Man in the High Castle è una delle sue opere migliori (nel 1963 vinse il Premio Hugo come miglior romanzo di SF dell’anno) ed è stato più volte tradotto e pubblicato in Italia, col titolo La svastica sul sole o anche L’uomo nell’alto castello.
Si tratta di un romanzo del genere ucronico, - o anche distopico - in quanto si svolge negli anni ’60 di un’America divisa in tre parti dalle potenze uscite vincitrici dalla II Guerra Mondiale: la Germania nazista e l’impero giapponese, che dominano il mondo. L’Africa è stata distrutta da esperimenti genetici, il Terzo Reich si prepara alla conquista dello spazio e alla guerra col Giappone, i vincitori dominano il mondo con i metodi tipici del Nazismo – l’antisemitismo, i lager, la violenza poliziesca, la tecnologia – o con quelli più sottili e ambigui della civiltà giapponese – i valori culturali, l’apparente mitezza, il raffinato estetismo, l’esasperato senso della gerarchia e del rispetto. In questa storia alternativa, in un mondo da incubo, in un’America sottomessa e ormai priva di forze, si muovono i personaggi di Dick. Un operaio ebreo-americano, la sua ex moglie, un rivenditore di false antichità, un funzionario giapponese, un nazista che vuole avvertire i nipponici di un imminente attacco nucleare tedesco contro di loro, un italiano che deve uccidere uno scrittore di SF per conto della Gestapo…
Ma in realtà al centro del lavoro di Dick vi sono due libri, i veri protagonisti del romanzo: uno è The Grasshopper Lies Heavy (La cavalletta non si alzerà più, o anche La cavalletta ci opprime, secondo la traduzione di R. Rambelli), un racconto di SF di genere ucronico che si svolge in un mondo nel quale la Guerra è stata vinta dagli Americani e dai loro Alleati, scritto dal romanziere che dovrebbe essere ucciso dal killer italiano. L’altro, la cui funzione nel romanzo di Dick è ancor più fondamentale, è il famoso oracolo cinese I Ching, il cui uso è stato sottilmente imposto dai dominatori giapponesi e che viene costantemente consultato da molti dei protagonisti. Fino a scoprire che lo stesso romanzo The Grasshopper Lies Heavy è praticamente opera dell’I Ching, a cui l’autore si rivolgeva continuamente durante la stesura. Così come pare che Dick si sia veramente servito proprio dell’antichissimo testo oracolare cinese per comporre The Man in the High Castle
Ne nasce un continuo gioco di specchi, nel quale il testo di Dick (The Man...) si pone dinanzi a quello "interno" (The Grasshopper…), ma non come raffronto tra finzione e realtà: infatti nessuno dei due mondi corrisponde a quello in cui vive il lettore (nel meta-romanzo gli Americani hanno sì vinto la guerra, ma il comunismo è stato eliminato, e il mondo è diviso tra Americani e Inglesi). Si ha allora l’impressione di passare da una finzione all’altra, da un incubo all’altro, fino a che anche la realtà (o un terzo romanzo?) del lettore pare divenire a sua volta un ulteriore incubo… E se si pensa al mondo degli anni '60, con la guerra fredda, il confronto atomico, la Corea, il Vietnam...
Al di sopra di tutto, l’antico oracolo dell’I Ching che, alla domanda sul perché esso stesso avesse praticamente scritto La Cavalletta…, risponde con l’esagramma 61, Chung Fu, la Verità Interiore: “Significa che il [..] libro è vero, non è così? – Sì – [..] La Germania e il Giappone hanno perduto la guerra? – Sì”.
Il segno è composto da due linee intere sopra e due sotto, linee solide. Al centro due linee spezzate, ovvero un cuore aperto, capace di accogliere la verità. E i due segni parziali hanno al loro centro la linea intera, la forza della veracità. La verità è “terribilmente disgregatrice”, dice la protagonista femminile nelle ultime pagine, e può far incollerire. La verità del terzo romanzo, quello del lettore, la definitiva ucronia. Anch’essa opera dell’I Ching?

Ecco di seguito due brani da cui si evidenzia il ruolo dell’I Ching nello svolgimento degli avvenimenti e nelle vite dei protagonisti:

Peccato che non abbia il mio oracolo, qui, pensò Frink. Potrei consultarlo, a questo proposito; attingere ai suoi cinquemila anni di saggezza. Poi ricordò che c’era una copia di I Ching nell’atrio degli uffici della W-M. Così si allontanò dall'officina, lungo il corridoio, at­traversò frettoloso gli uffici, verso l’atrio.
Sedette in una delle poltrone di cromo e di plastica, e scrisse la sua domanda sul tergo d’una busta: - Do­vrei tentare di mettermi in affari come mi è appena sta­to consigliato? — Poi cominciò a lanciare le monete.
L’ultima linea era un sette, e così pure la seconda e la terza. Il trigramma di fondo è Ch’ien, pensò. Buon segno: Ch’ien era la creatività. Poi la linea Quattro, un otto. Yin. E la linea Cinque, un altro otto, una linea yin. Buon Dio, pensò, eccitato, un’altra linea yin e avrò l’Esagramma Undici, T’ai, Pace. Un giudizio molto favo­revole. Oppure. . . le mani gli tremarono mentre agitava le monete. Una linea yang e avrebbe ottenuto l’Esagramma Ventisei, Ta Ch’u, la Forza Dominatrice del Grande. Tutti e due sono giudizi favorevoli, e deve esse­re uno o l’altro. Lanciò le tre monete.
Yin. Un sei. Era Pace.
Aprì il libro e lesse il giudizio.
PACE. Il piccolo si allontana, Il grande si avvicina. Buona fortuna. Successo.
Quindi, dovrei fare come dice Ed McCarthy. Metter­mi in proprio. E adesso, il sei in cima, la mia unica li­nea mobile. Voltò pagina. Cosa diceva il testo? Non riusciva a ricordare; probabilmente favorevole perché 1'esagramma era così favorevole. Unione del cielo e della terra… ma la prima e l’ultima linea erano sempre fuori dall’esagramma, così forse il sei in cima…
I suoi occhi individuarono il versetto, lo lessero in un lampo.
Il muro crolla nel fossato.
Ormai non servono gli eserciti.
Fai conoscere i tuoi comandi nella tua città.
La perseveranza porta umiliazione.
Io, fallito! esclamò, pieno d'orrore. E il commento:
Il mutamento a cui allude il centro dell’esagramma ha co­minciato a verificarsi. Le mura della città crollano nel fossato dal quale sono state costruite. L'ora del giudizio finale è pros­sima. ..
Era, senza dubbio, uno dei versetti più avvilenti dell’intero libro, su tremila che ve n'erano contenuti. Eppu­re il giudizio dell’esagramma era buono.
In che cosa doveva credere?
E come potevano essere tanto diversi? Non gli era mai accaduto, prima, buona fortuna e catastrofe mesco­lati insieme nella profezia dell'oracolo; era un destino bizzarro, come se l'oracolo avesse raschiato il fondo del tino, avesse estratto dall'oscurità ogni specie di stracci, di ossa e di escrementi e poi l'avesse rovesciati in piena luce, come un cuoco impazzito. Debbo aver schiacciato due pulsanti contemporaneamente, stabili; ho confuso le parole ed ho ottenuto questa visione da schlimazl del­la realtà. Solo per un secondo, fortunatamente. Non è durato.
Al diavolo, pensò, deve essere l'uno o l'altro; non può essere l'uno e l'altro. Non si può avere contempora­neamente buona fortuna e catastrofe. O forse sì?
La produzione di gioielli porterà fortuna; il giudizio si riferisce a questo. Ma quella linea, quella linea danna­ta; si riferisce a qualcosa di più profondo, a una cata­strofe futura che probabilmente non è neppure connessa con i gioielli. C’è una disgrazia in serbo per me, in ogni caso. . .
La guerra! pensò. La Terza Guerra Mondiale! Tutti noi, due miliardi, morti, la nostra civiltà spazzata via. Bombe all’idrogeno che piovono come grandine.
Oy gewalt! [Onnipotente!] pensò. Cosa sta succedendo? Sono stato io a darvi l’avvio? O c'è qualcun altro, di mezzo, qualcu­no che io non conosco neppure? O forse… tutti noi. È colpa di quei fisici e di quella teoria del sincronismo, secondo la quale ogni particella è connessa a tutte le al­tre; non puoi soffiare senza cambiare l'equilibrio dell’universo. Questo rende la vita una barzelletta, e non hai nessuno intorno che ne ride. Io apro un libro e ottengo un rapporto sugli eventi del futuro che persino Iddio vorrebbe archiviare e dimenticare. E io chi sono? La persona sbagliata: questo posso dirlo
Dovrei prendere i miei ferri, dare retta a McCarthy, aprire il mio laboratorio, mettermi in affari, nonostante quella linea orribile. Lavorare, farmi una strada per risa­lire fino alla fine, vivere meglio che posso, più attiva­mente che posso, fino a che le mura crolleranno nel fos­sato per noi tutti, per tutta l’umanità. È questo che mi dice l’oracolo. Il fato ci annienterà in ogni caso, alla fi­ne, ma nel frattempo io ho il mio lavoro. Devo usare la mia mente, le mie mani.
Il giudizio era soltanto per me, per il mio lavoro; ma quella linea era per noi tutti. (Pag.49 segg.)


 Peccato che non abbia consultato l'oracolo; avrebbe potuto saperlo e avvertirmi. Perché non 1' ho fatto? Avrei potuto interrogarlo in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, durante il viaggio o anche prima che partissimo. Cominciò a gemere, involontariamente; il rumore, un ululato che non aveva mai udito uscire da sé, l'inorridì, ma non riuscì a reprimerlo, sebbene serrasse con forza i denti. Era un cantilenare, un gemere orribile che le filtrava attraverso il naso.
Quando si fu fermata rimase seduta, con il motore acceso, rabbrividendo, con le mani infilate nelle tasche della pelliccia. Cristo, si disse disperata. Ecco, credo che siano le cose che capitano. Scese dalla macchina e prese la valigia del portabagagli; sul sedile posteriore della macchina, con il motore acceso, cominciò a lanciare tre monete degli Stati delle Montagne Rocciose, nel riverbero della vetrina di un emporio.
Esagramma Quarantadue, Guadagno, con linee mobili nel secondo, nel terzo e nel primo posto; e perciò cambiava nell'Esagramma Quarantatre, Superamento. Studiò famelica il testo, raccogliendo le fasi successive di significato nella sua mente, raccogliendole e comprendendole; Gesù, dipingeva esattamente la situazione. . . un miracolo, ancora una volta. Tutto ciò che era accaduto, là davanti ai suoi occhi, nitido, schematico:
Esorta
A intraprendere qualcosa.
Esorta a varcare la grande acqua.
Un viaggio, andare e fare qualcosa d'importante, non rimanere qui. Adesso le linee. Le sue labbra si mossero, cercando. . .
Dieci paia di testuggini non possono opporglisi.
Costante perseveranza porta buona fortuna.
Il re lo presenta davanti a Dio.
Ora sei nella terza. Quando lesse, si senti in preda alle vertigini.
Ci si arricchisce attraverso eventi sfortunati.
Nessun biasimo, se tu sei sincero,
E cammini nel mezzo,
E ti presenti con un sigillo al principe.
Il principe. . . significava Abendsen. Il sigillo, la copia nuova del suo libro. Eventi sfortunati. . . l'oracolo sapeva che cosa le era accaduto, la cosa spaventosa accaduta con Joe. . . o chiunque egli fosse. Lesse il sei nel quarto posto:
Se tu cammini nel mezzo
E ti presenti al principe,
Lui ti seguirà.
Devo andare là, pensò, anche se Joe mi insegue. Divorò l'ultima linea mobile, nove, in cima:
Egli non porta guadagno a nessuno.
Qualcuno lo colpisce.
Non tiene il cuore costantemente fermo.
Sfortuna.
Oh, Dio pensò; intende gli assassini, quelli della Gestapo; mi dice che Joe o qualcun altro come lui, qualcun altro, arriverà là e ucciderà Abendsen. Cercò rapidamente all'Esagramma Quarantatre. Il giudizio:
Bisogna risolutamente rendere nota la cosa
Alla corte del re.
Deve essere annunciata sinceramente. Pericolo.
È necessario avvertire la propria città.
Non esorta a ricorrere alle armi.
Esorta a intraprendere qualcosa.
Cosi è inutile ritornare in albergo e assicurarmi sul suo conto; è una situazione disperata, perché ne manderanno altri. E l'oracolo dice, con enfasi anche maggiore: Va' a Cheyenne e avverti Abendsen, per quanto sia pericoloso. Devo portargli la verità. Chiuse il volume”. (Pag. 221 segg.)



Philip K. Dick, LA SVASTICA SUL SOLE, Editrice Nord, 1977
I KING, Ed. Astrolabio