mercoledì 10 ottobre 2012

UNISABAZIA 2006/07 - Thich Nhat Hahn

“L’unica nostra arma è la pace”
“Un incrocio fra una nuvola, una lumaca e un macchinario industriale”. Così Richard Baker, maestro zen americano, ha definito Thich Nhat Hanh, monaco zen vietnamita, poeta, attivista per la pace, uno dei più grandi maestri viventi del buddhismo contemporaneo.

Thich Nhat Hanh, chiamato dai suoi allievi Thay, cioè Maestro in vietnamita, nacque nel Vietnam centrale nel 1926 e divenne monaco nel 1943, a 17 anni. Dopo soli 8 anni fu tra i fondatori dell’Istituto An Quang, un grande centro di studi buddhisti.
Nel 1961 si recò negli USA come insegnante di religioni comparate nelle università americane, ma nel ’63 fu richiamato in Vietnam, per cercare di scongiurare la guerra che stava per scoppiare alla caduta del regime di Diem. Negli anni della guerra (dal 1964 al 1975) egli svolse un ruolo di primo piano nei movimenti di resistenza, ispirandosi sempre ai principi di non-violenza. Nel 1964 fondò con studenti e docenti universitari il corpo dei Volontari per la Pace, composto da monaci e laici, che si dedicò all’allestimento di scuole e ospedali e alla ricostruzione dei villaggi distrutti dai bombardamenti.
Nel febbraio 1966 diede vita all’Ordine dell’Inter-essere (Tiep Hien, termine che esprime insieme i significati di “essere consapevoli dei processi mentali, della propria vita interiore”, “essere in contatto con il mondo”, “perpetuare il cammino dell’illuminazione”, “non essere preda delle idee e delle dottrine”, “essere presenti qui ed ora”), un ordine monastico che aveva lo scopo, attraverso gli insegnamenti buddhisti, di combattere l’odio e la violenza che dividevano il paese. I primi ad essere ordina ti furono tre uomini, che scelsero di sposarsi, e tre donne, che rimasero nubili. Tutti fecero voto di osservare i 14 Precetti dell’Ordine, una fusione di insegnamenti buddisti tradizionali e di problematiche sociali contemporanee. Una volta alla settimana, si ritrovavano insieme per praticare la meditazione seduta e camminata, recitare i Precetti e cantare il Sutra del Cuore della Prajnaparamita.
Per queste sue attività, Thay fu considerato un collaborazionista dai comunisti vietnamiti, e un comunista dai nazionalisti e dagli americani, e fu costretto all’esilio.
Dal 1966, negli USA, iniziò un fitto giro di conferenze pubbliche, in cui si dichiarò a favore di una soluzione negoziata del conflitto. Incontrò più volte Martin Luther King, che fu profondamente influenzato dalla figura del monaco, e che lo propose per il Nobel per la Pace (che non gli venne mai conferito). Ebbe incontri con personalità dell’epoca, quali il senatore Kennedy, il segretario alla difesa McNamara (che si dimise poco tempo dopo, si dice anche a causa del profondo impatto che ebbe su di lui la figura del monaco vietnamita), il Papa PaoloVI…
Nel 1969 costituì la Delegazione di pace buddista che partecipò ai colloqui di Parigi che portarono alla fine della guerra, nel 1975. Ma già nel 1973 gli era stato negato il permesso di rientrare nel suo paese.
Nel 1976 e 77 si dedicò al soccorso dei boat people, i profughi che fuggivano via mare dal Vietnam su gommoni e imbarcazioni di fortuna, ma la sua azione in loro favore fu bloccata dai governi di Singapore e della Tailandia.
Dopo di allora, Thay si dedicò all’insegnamento della pratica del Dharma, fondando centri per ritiri in America e in Europa. Nella campagna francese, nei pressi di Bordeaux, ha fondato la comunità monastica di Plum Village. Lì Thay insegna, scrive, pratica il giardinaggio e opera a favore dei profughi vietnamiti sparsi nel mondo. Ha anche guidato dei ritiri spirituali speciali per reduci di guerra americani, ed altri per psicoterapeuti, per bambini ecc.
Thich Nhath Hanh
Solo da pochi mesi ha avuto il permesso per rientrare nel Vietnam, dove è tuttora titolare di uno dei maggiori templi del lignaggio da cui discende, il Thien Lam Te, che corrisponde allo Zen Rinzai del Giappone.
Attualmente, l’Ordine dell’Inter-essere conta diverse migliaia di aderenti in tutto il mondo, monaci e laici, suddivisi in più di cento comunità, che continuano ad esprimere concretamente la pratica del bodhisattva, con una vita fondata sulla compassione e l’impegno nella società (si veda: http://www.esserepace.org/).

Il metodo insegnato da Thay è la pratica della presenza mentale. Thich Nhat Hanh sottolinea il ritorno al respiro consapevole, in ogni istante della propria vita, per potersi fermare (samatha) e guardare in profondità (vipasyana). La meditazione seduta, ma anche la meditazione camminata, la meditazione del lavoro, la meditazione del pasto, la consapevolezza nel mettersi in comunicazione con gli altri, sono alcuni dei mezzi per poter assumere uno stile di vita "meditativo".
Thay esorta inoltre a essere totalmente attenti e consapevoli in tutti i momenti della giornata - sia quando si lavora che quando si cucina, si lavano i piatti o si va in bagno - e a fare attenzione ai piccoli richiami che ci aiutano a far tornare al "qui e ora" la mente sempre distratta. Ad esempio, ogni volta che suona una campana o il telefono si respira tre volte, con la raccomandazione di sorridere. Infatti, studi recenti hanno dimostrato che assumere un’espressione di gioia, atteggiando i muscoli facciali al sorriso, produce sul sistema nervoso effetti generalmente associati ad uno stato d’animo gioioso.
L’essenza del suo insegnamento è molto semplice, come lo è il linguaggio che egli usa nei suoi scritti e nei discorsi. Questi suoi versi, recitati durante un pellegrinaggio in India, ne sono un ottimo esempio:

La pace è ogni passo. Il fulgido sole rosso è il mio cuore.
Ogni fiore sorride con me. Quanto verde rigoglio tutt’intorno!
Com’è fresco il soffio del vento!
La pace è ogni passo. E fa gioioso il sentiero senza fine.


Per Thay, come già per Gandhi, pace e non-violenza non sono debolezza e passività. “Praticare la pace – egli scrive – significa coltivare attivamente la comprensione, l’amore e la compassione, anche di fronte all’equivoco e al conflitto”. La mente è per lui come “un giardino che contiene in sé semi di ogni genere: semi di comprensione, semi di perdono, semi di presenza mentale e anche semi di ignoranza, di paura, di odio”. Sta ad ognuno scegliere quali semi innaffiare e coltivare.
Thai a Milano nel 2012

Ha scritto di lui il XIV Dalai Lama: “Thich Nhat Hanh parte dall’attenzione al respiro e dalla consapevolezza dei piccoli gesti quotidiani per poi mostrarci come applicare i benefici della consapevolezza e della concentrazione per trasformare e guarire stati psicologici difficili. Infine egli ci mostra il legame che intercorre fra la pace interiore, individuale, e la pace del nostro pianeta”.
Coerentemente con l’insegnamento del Buddha, Thay non propone all’uomo “un’ideologia o una teoria da tradurre in pratica per la salvezza del mondo”. Ciò che manca e di cui l’uomo di oggi ha bisogno è la coscienza della nostra vera situazione, un vero risveglio. Lo stesso Zen, egli riconosce, è degenerato, spinto ai margini dalla civiltà tecnologica, anche (forse soprattutto) nei paesi in cui è nato: Cina, Giappone, Corea, Vietnam. La proposta di Thay è quella di uno Zen vivo, che non sia un insieme di riti o una sterile imitazione di atteggiamenti orientali da parte di praticanti occidentali. “E’ necessario uno sforzo. L’occidente deve sapersi sbarazzare del proprio bagaglio intellettuale.. per prepararsi alla nuova esperienza. Gli orientali che si propongono di aiutare i loro amici occidentali devono a loro volta sforzarsi di capire meglio la mentalità occidentale.. E’ solo a prezzo di questi sforzi e di questa collaborazione che lo Zen potrà diventare, in terra occidentale, una tradizione viva”.

Alcune raccolte di insegnamenti di Thich Nhat Hanh in italiano:Il cuore dell’insegnamento del Buddha, Ed. Neri Pozza
La luce del Dharma, Ed. Oscar Mondadori
Il segreto della pace, Ed. Oscar Mondadori
L’unica nostra arma è la pace, Ed. Oscar Mondatori
Essere pace, Ed. Ubaldini
Il sole il mio cuore, Ed. Ubaldini
La pace è ogni passo
, Ed. Ubaldini
Respira! Sei vivo, Ed. Ubaldini
Il Buddha vivente il Cristo vivente, Ed. TEA
Introduzione allo zen, Ed. Sonzogno
Sull’esperienza del “buddhismo impegnato” si può leggere:Chan Khong, L’arma del vero amore. La mia battaglia per l’impegno sociale dagli orrori del Vietnam al Plum Village, Ed. Astrolabio
Batchelor – Brown, Ecologia buddhista, Ed. Neri Pozza
AA.VV., Buddhismo impegnato, Ed. Neri Pozza


m. Mauro Ton Ko, 2006

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