domenica 25 agosto 2013

Meditazione di fine stagione

Una breve ma salutare meditazione proposta dal maestro zen vietnamita Thich Nhat Hanh, da praticare quanto più possibile.
Una meditazione decisamente controcorrente, rispetto ai “valori” di eterna giovinezza che la nostra società quotidianamente ci propone e ci impone.
Per aiutare “Sorella Morte” ad uscire dal muro di silenzio in cui è stata confinata, per farle riprendere i suoi tempi nei nostri lutti sempre più brevi e timidi, nelle cerimonie sempre più frettolose e sommarie, che non devono disturbare i ritmi del consumo e della produzione.
Una meditazione quale antidoto alla paura della morte, della vecchiaia, del cambiamento, del distacco da tutto ciò che riteniamo importante ed imprescindibile.



Inspirando, so che è nella mia natura morire. Espirando, so che non c’è modo di sfuggire alla morte. Si tratta di un fatto semplice e vero che siamo riluttanti ad affrontare e che desideriamo si perda nel nulla, perché abbiamo paura. È doloroso per noi guardare questa verità nel profondo. La morte è una realtà che dobbiamo affrontare. La mente subconscia cerca sempre di dimenticarla perché, quando entriamo in contatto con questa paura senza essere equipaggiati dell’energia della consapevolezza, soffriamo. Il nostro meccanismo di difesa ci spinge a dimenticare: non vogliamo sentirne parlare. Ma in fondo alla mente, la paura della morte ci accompagna sempre e ci opprime.
Quando affronteremo davvero il fatto che un giorno moriremo (e forse prima di quanto pensiamo), non ci renderemo più ridicoli facendo cose assurde, per conservare l’illusione di poter vivere per sempre. Contemplare la nostra mortalità ci aiuta a concentrare l’energia sulla pratica di trasformare e guarire noi stessi e il nostro mondo."


da: Thich Nhat Hanh, Paura, Ed. Bis 2013

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