domenica 1 febbraio 2015

Dono e perdono

Nelle tradizioni buddhiste, dana, il dono, è la prima delle paramita, delle perfezioni, le azioni virtuose illuminate dalla saggezza, che trascendono perciò i concetti del sé e dell’altro da sé.

La perfezione del dono, in lingua italiana, è il per-dono, ossia il dono perfetto, completo.

E al dono, al perdono, alla compassione è dedicato un prezioso volumetto di Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, recentemente pubblicato da Einaudi, nel quale più volte vengono proprio citati gli insegnamento buddhisti su questi temi.

La Comunità di Bose
Ad esempio, padre Bianchi ricorda come, nel lungo e faticoso cammino del perdono, “l’offensore, il nemico, possono addirittura diventare i grandi maestri, come insegna la tradizione buddhista, perché quando siamo avversati, offesi, criticati, ci può essere data una maggior conoscenza di noi stessi, della nostra capacità di tolleranza, d pazienza, di comprensione degli altri, e anche della nostra suscettibilità, reattività e del potenziale di aggressività che ci abita”.

Al di là della nostra vicenda individuale, l’atto del dono (e del “dono perfetto”, il per-dono), dice Bianchi, può inoltre “dare origine non a semplici correttivi del sistema del mercato globale ma a una forza sovversiva, perché posta al servizio del riconoscimento della persona attraverso una relazione segnata da gratuità. Nel donare c'è il riconoscimento della singolarità dell'altro, della sua dignità, del mettersi «in relazione» con l'altro, in qualche misura del celebrarlo, senza misurare quanto egli lo merita. Ec­co perché non ci può essere giustizia senza dono: non è sufficiente una giustizia che retribuisce ciascuno secondo il merito, una giustizia che distribuisce secondo equità, ma è necessario che anche nell'economia e nella politica possa emergere la gratuità del donare”.

La riflessione di Bianchi si propone a noi essa stessa come dono, come invito alla conoscenza di noi stessi e all’abbandono di quella falsa immagine di noi come esseri separati dagli altri che è il cuore dell’insegnamento del Buddha e che ritroviamo identico nella parole di Paolo: “Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?” (Prima lettera ai Corinzi, 4, 7).


Da leggere:
Enzo Bianchi
Dono e perdono - Per un'etica della compassione
Ed. Einaudi, Vele 94, Euro 10,00

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